Negli ultimi giorni, la scena educativa italiana è stata scossa da due casi emblematici: studenti che hanno conseguito la maturità senza sostenere l’esame orale, scegliendo deliberatamente di fare scena muta.
L’episodio più recente riguarda Maddalena Bianchi, liceale di Belluno, che ha rifiutato il colloquio come forma di protesta contro un sistema scolastico percepito come distante e competitivo. Questi gesti, presentati come denuncia, sollevano secondo noi importanti interrogativi profondi sul rispetto dovuto agli insegnanti e all’istituzione scolastica.
Oltre la protesta: la questione del rispetto
Il rispetto non è solo una parola da evocare quando si condannano comportamenti rumorosi o violenti tra studenti o verso i docenti. È un valore che si manifesta soprattutto nei momenti formali e simbolici della vita scolastica, come l’esame di maturità. Scegliere di non sostenere l’orale, pur avendone la possibilità, non è solo una provocazione verso il sistema dei voti: è una mancanza di rispetto verso chi, per anni, ha accompagnato gli studenti nel percorso di crescita, spesso tra mille difficoltà e incomprensioni.
Rispetto verso i professori
- Il colloquio orale è il momento in cui lo studente si confronta direttamente con i docenti, mostrando non solo conoscenza, ma anche maturità personale e capacità di dialogo
- Rifiutare il confronto significa negare dignità al lavoro degli insegnanti, che hanno investito tempo ed energie per preparare la commissione e valutare con equità
- Un gesto che, per quanto motivato da una critica al sistema, finisce per colpire chi rappresenta il volto umano della scuola.
Rispetto verso l’istituzione scolastica
- La scuola non è solo un luogo di trasmissione di nozioni, ma un’istituzione che ha il compito di formare cittadini consapevoli e responsabili
- Scegliere la scorciatoia della protesta silenziosa, sfruttando le maglie di un regolamento che permette la promozione anche senza l’orale, mina la credibilità dell’intero sistema e apre la porta a fenomeni di emulazione
- L’esame di maturità rappresenta un rito di passaggio: svuotarlo di significato equivale a impoverire il valore stesso del diploma.
C’è il rischio di una deriva culturale? Secondo noi sì…
Se la mancanza di rispetto viene tollerata o addirittura giustificata quando assume forme “creative” o silenziose, si rischia di legittimare una cultura dell’individualismo e della scorciatoia. Il rispetto per le regole, per le persone e per le istituzioni è ciò che tiene insieme una comunità. Non può essere invocato solo quando fa comodo o quando si tratta di stigmatizzare comportamenti eclatanti.
Una riflessione per i lettori di MondoUomo.it
In un’epoca in cui si parla tanto di crisi di valori, questi episodi devono interrogare soprattutto chi, come gli uomini adulti, è chiamato a essere esempio di responsabilità e rispetto. La protesta può essere legittima, ma non può mai trasformarsi in una mancanza di rispetto verso chi rappresenta l’autorità educativa e verso le regole che garantiscono la convivenza civile.
Il vero cambiamento nasce dal dialogo e dal confronto, non dal rifiuto. Solo così si può costruire una scuola migliore, senza sacrificare il rispetto che è alla base di ogni relazione umana e sociale




