La vita professionale richiede lucidità, presenza e decisione. Ogni manager lo sa. Ogni dipendente lo avverte.
Lo studio LHH mette in luce un dato chiaro: lo stress è parte stabile del lavoro in Italia e incide sulla qualità della leadership e sul clima aziendale.
La ricerca coinvolge oltre 4.300 persone e presenta una fotografia precisa del rapporto tra manager e team. I numeri mostrano quanto il peso emotivo del ruolo sia alto e quanto servano nuove forme di guida basate su attenzione umana, ascolto e comunicazione diretta.
Lo stress (purtroppo) è la norma per l’80% dei lavoratori…
Oltre l’80% degli intervistati vive lo stress come fattore costante. Per il 46% è legato ai periodi più intensi dell’anno, mentre quasi uno su cinque (18%) lo vive come stato continuo. Un altro 16% segnala stress anche quando la pressione non è alta.
La causa principale è il carico di lavoro eccessivo (16%). Subito dopo arrivano la mancanza di risorse (12%), le pressioni dall’alto (12%) e i conflitti tra colleghi (12%). Questi dati mostrano che la gestione delle persone e delle dinamiche interne pesa quanto gli obiettivi.
Burnout: un fenomeno che tocca quasi tutti
Il 63% degli intervistati ha vissuto almeno un episodio di burnout. Un dato molto alto, che rivela una fragilità diffusa.
- il 29% lo ha sperimentato più volte
- il 17% ne soffre ancora
- il 17% lo ha vissuto una volta
Il burnout genera problemi fisici e cognitivi. Stanchezza cronica, insonnia, disturbi gastrointestinali e dolori muscolari incidono sul corpo. Problemi di concentrazione e memoria colpiscono la mente. A livello emotivo emergono irritabilità, calo della motivazione, perdita di fiducia, fino a stati depressivi.
Questi segnali indicano che il burnout non è un episodio da ignorare. È un blocco che mette in pausa la crescita professionale e personale. E richiede interventi strutturati.
Il silenzio pesa: molti non parlano del proprio disagio
Lo studio mostra un fenomeno evidente: il disagio emotivo spesso resta nascosto. Il 41% non parla con nessuno del proprio burnout. Tra chi decide di condividere:
- il 31% ne parla con i colleghi
- il 13% con il diretto responsabile
- solo l’8% con i vertici
- il 3% con l’HR
Il dato più interessante riguarda la libertà percepita. Il 35% dice di non sentirsi libero di esprimere stress o fragilità con il proprio capo. Solo il 21% si sente completamente libero.
Questo silenzio crea distanza emotiva. Un team che non parla non crea fiducia. Un manager che non ascolta non costruisce un legame solido.
Come vengono percepiti i capi? Tra supporto e pressione…
Quando i dipendenti valutano i propri manager:
- il 31% li vede come fonte di pressione
- il 22% non li considera né di supporto né di pressione
- il 13% li vede come supporto
- il 46% li percepisce molto stressati
L’immagine è chiara: molti manager vivono una forte tensione personale e non sempre riescono a trasformarla in guida positiva per il team. Questo porta alla perdita di qualità nelle relazioni e nella performance.
Chi deve occuparsi del benessere psicologico in azienda?
Il benessere emotivo non è più un tema marginale. È una leva strategica. La ricerca LHH lo conferma.
Secondo i dipendenti, le responsabilità principali sono:
- vertici aziendali: 30%
- diretti responsabili: 26%
- HR: 24%
Il 12% pensa che sia compito del singolo e il 6% dei colleghi.
Il dato più importante è la centralità del management. Le persone si aspettano che chi guida l’azienda si faccia carico anche della salute emotiva dei team.
Ecco le azioni che migliorano la relazione tra capi e collaboratori
Dai dati emerge una direzione chiara. La qualità della leadership non dipende solo da competenze tecniche, ma da capacità umane che riducono stress e creano fiducia.
Gli interventi che i dipendenti ritengono più utili sono:
- empatia e ascolto attivo: 15%
- comunicazione chiara: 15%
- riconoscimento del lavoro svolto: 12%
- feedback costruttivi frequenti: 9%
- più autonomia e fiducia: 9%
- maggiore equilibrio vita-lavoro: 9%
Queste strategie riducono lo stress e favoriscono un clima di responsabilità e collaborazione. Quando il leader ascolta, comunica e riconosce il valore del team, la performance cresce.
Cosa significa tutto questo per gli uomini che lavorano oggi?
Lo studio LHH offre una lettura semplice: la qualità della vita professionale dipende dal modo in cui manager e dipendenti si sostengono a vicenda. Il modello gerarchico rigido non funziona più. Serve una leadership che aggiunge chiarezza, controllo dei carichi e sensibilità verso chi vive difficoltà emotive.
Per gli uomini che ricoprono ruoli gestionali, questi dati sono un invito a un nuovo modo di guidare:
- usare una comunicazione diretta
- dare feedback concreti
- analizzare il carico di lavoro in modo più realistico
- costruire momenti di confronto chiaro e non giudicante
- riconoscere l’impegno del team
Per chi non è manager, la ricerca mostra un’esigenza importante: potersi esprimere senza timore. I team che parlano lavorano meglio. Le aziende che promuovono la trasparenza riducono lo stress.
Perché questo studio è utile alle aziende italiane?
Molte imprese puntano su produttività e risultati. Ma i dati dimostrano che la performance passa prima dal benessere. Un ambiente sano permette di lavorare meglio, trattenere i talenti e generare valore stabile.
LHH suggerisce un approccio pratico: integrare l’attenzione umana con strumenti di valutazione e percorsi di crescita. L’azienda che vede e ascolta le sue persone non solo riduce lo stress, ma crea le basi per un progresso solido.
Il costo emotivo della leadership è reale. Incide su manager, dipendenti e performance.
Lo studio LHH mostra che la strada per migliorare esiste: più ascolto, più chiarezza, più riconoscimento, gestione più umana delle pressioni.
Per gli uomini che vogliono crescere nel lavoro, guidare team o migliorare il proprio ruolo, questa consapevolezza è fondamentale. La leadership del futuro sarà più attenta e più semplice. Richiederà presenza, comunicazione chiara e un rapporto più diretto con le persone.
MondoUomo.it continuerà a seguire questi temi per offrire ai lettori strumenti utili per migliorare carriera, equilibrio personale e qualità della vita professionale.
Fonte: Studio “Il costo emotivo della Leadership” di LHH – The Adecco Group




