Oggi, 6 dicembre, mentre la maggior parte degli italiani pensa già alle luci scintillanti del 25, nelle città adriatiche e nei borghi dell’Alto Adige si celebra qualcosa di diverso.
Qualcosa di più antico. Perché questa data custodisce il segreto di una delle figure più straordinarie della storia: San Nicola, l’uomo che divenne Babbo Natale senza neanche saperlo.
Il Vescovo con il Cuore d’Oro
Nato a Patara nel 270 d.C., Nicola non era certo destinato a diventare un’icona globale del consumismo natalizio. Vescovo di Myra in Licia, nell’attuale Turchia meridionale, questo prelato cristiano si distinse per un approccio radicale alla carità. Non si limitava alle prediche: agiva, spesso nel cuore della notte, con una discrezione che oggi definiremmo “tattica”.
La storia che lo rese immortale è quella delle tre sorelle povere. Il padre, disperato e senza dote per farle sposare, stava considerando l’unica opzione rimasta nell’economia spietata dell’epoca: la prostituzione. Nicola venne a sapere della tragedia imminente e decise di intervenire. Non con parole, ma con oro. Per tre notti consecutive, gettò sacchi di monete attraverso la finestra della casa, garantendo a ciascuna ragazza una dote sufficiente per un matrimonio dignitoso.
Questo gesto, nella sua semplicità devastante, conteneva già tutto: il dono anonimo, la notte come momento magico, la salvezza inaspettata. Era nato, inconsapevolmente, il prototipo del portatore di regali.
San Nicola, dal Mediterraneo alle Scarpe dei Bambini
Ma c’è un’altra storia, molto più macabra, che lega Nicola all’infanzia. In una locanda medievale, tre giovani studenti si fermarono per la notte. L’oste e sua moglie, a corto di provviste, li massacrarono con un’accetta e li conservarono in salamoia. Quando Nicola bussò alla porta e chiese carne, intuì l’orrore. Si fece portare in dispensa e, con un miracolo, riportò in vita i tre ragazzi.
Questa leggenda, per quanto truculenta, trasformò Nicola nel protettore dei bambini e degli studenti. Nel Medioevo, il 6 dicembre divenne il giorno in cui i piccoli ricevevano doni, un’usanza viva ancora oggi in Germania, Austria, Paesi Bassi e nelle nostre città portuali adriatiche. A Trieste, Bari e in Alto Adige, la notte tra il 5 e il 6 dicembre, San Nicola arriva in groppa al suo cavallino, accompagnato da un servitore demoniaco e peloso che spaventa i bambini cattivi, mentre i buoni trovano dolci, frutta e piccoli doni nelle loro scarpe.
L’Evoluzione: da Santo a Santa Claus
Nei Paesi protestanti, dove il culto dei santi cattolici venne osteggiato, Nicola perse la mitra episcopale ma mantenne il suo ruolo benefico. Divenne Samiklaus, Sinterclaus, Santa Claus. I festeggiamenti scivolarono dal 6 dicembre al 25, assorbiti dalla festa più importante: il Natale.
Fu però l’America a compiere la trasformazione finale. Nel 1822, il poeta Clement C. Moore scrisse una poesia che descriveva questo Santa Claus come un omone allegro con barba bianca, vestito di rosso, che viaggiava su una slitta trainata da renne. Era nato Babbo Natale così come lo conosciamo. Dagli anni Cinquanta, questa figura conquistò anche l’Europa, sostituendo in molti luoghi il vescovo turco originale.
Un Mistero che Attraversa i Secoli
La storia di Nicola non finisce con la sua morte pacifica, avvenuta tra il 345 e il 352 d.C. Le sue spoglie, conservate a Myra, divennero fonte di un olio miracoloso che attirava pellegrini da tutto il Mediterraneo. Ma nel 1087, dopo la conquista musulmana della zona, i baresi organizzarono una spedizione e “trafugarono” le sue reliquie, portandole in Puglia dove ancora riposano.
O forse no. Perché i veneziani, dieci anni dopo, tornarono a Myra e recuperarono altre ossa, sostenendo di possedere anch’essi le vere spoglie del santo. La diatriba durò fino al 1992, quando l’analisi del DNA confermò che i resti di Bari e Venezia appartengono effettivamente alla stessa persona.
Ma nel 2017, in Turchia, archeologi hanno scoperto quella che potrebbe essere la vera tomba originale di San Nicola. Il mistero, invece di risolversi, si è infittito ulteriormente.
Perché San Nicola Conta Ancora Oggi?
In un’epoca di iperconsumismo natalizio, riscoprire la figura di San Nicola significa ritrovare il senso originale del dono: un atto di generosità disinteressata, fatto nell’ombra, senza aspettarsi riconoscimenti. Nicola non cercava follower o like. Gettava oro nelle finestre e scompariva nella notte.
Quella notte del 5 dicembre, quando nelle città dell’Adriatico i bambini mettono le scarpe fuori dalla porta, si rinnova un rito che ha quasi duemila anni. Un vescovo turco, trasformato in mito, che ci ricorda una verità semplice: la vera generosità non ha bisogno di slitta, né di renne. Solo di un cuore che sa vedere la necessità dell’altro e agire, senza far rumore.
Buon San Nicola. E che i vostri doni, qualunque forma abbiano, siano sempre gettati con lo spirito giusto: nell’oscurità, per qualcuno che ne ha davvero bisogno.
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